di Riccardo Masini /
Ne abbiamo parlato veramente di recente qui sul Gruppo e ci stiamo mettendo al lavoro su di una bella lista di titoli per cominciare a giocare con la Storia… ma, prima di allora, vogliamo intenderci su cosa noi intendiamo con questo benedetto termine: “introduttivo”?
Alle volte, quando lo sento usare, mi pare di trovarmi di fronte ad un paio di franteindimenti importanti.
Prima frase: “Ecco, gioca questo titolo, così ti farai le ossa e poi dopo qualche partita potrai giocare ai veri wargame, salendo di complessità e livello”. Una frase che presuppone una sorta di struttura a livelli piramidale della simulazione storica, basata su due concetti di fondo: promo, esiste un unico tipo di wargame (guarda caso, hex and counter… che non diventa più quel che è, ossia una meccanica, ma l’identificativo di un genere, ossia il “vero wargame”); secondo, i titoli introduttivi sono buoni per essere giocati giusto un paio di volte, prima di essere buttati via per passare ai “giochi seri”. Come se giocare ad Undaunted ti portasse di per sé più vicino a comprendere ASL (e lo Starter Kit a cosa servirebbe?) o 300: Terra e Acqua a comprendere i card driven (Washington’s War e 13 Giorni li hanno fatti così, per sport?) o Time of Crisis ti aiutasse in qualsiasi modo ad avvicinarti a Republic of Rome (credici). Ma non è forse vero che esiste un’amplissima varietà di wargame, fin dai tempi della Avalon Hill e della SPI, e che ognuno di loro ha non solo un proprio specifico percorso di apprendimento come anche una sua dignità intrinseca che non è il caso di denigrare con una frettolosa etichetta di “introduttivo”? Gli introduttivi all’hex and counter sono i folio della Decision Games, o quei mille hex and counter a bassa complessità che troviamo ancora oggi e che puoi giocare pochi minuti dopo aver aperto la scatola. O quelli con cui cominciai io a metà degli anni Ottanta, i Breitenfeld, i PRESTAGS, i Rifle & Saber… che poi all’epoca, nonostante avessero quattro (4) pagine di regole, nessuno li considerava introduttivi ma normalissimi wargame. Perché la natura di questa etichetta muta di anno in anno, di generazione in generazione, e quelli che ieri erano titoli medi oggi sarebbero considerati “leggeri”, o “introduttivi”, o “giochi carini, ma certo non proprio dei veri wargame”.
Eppure li giocavo allora, li gioco oggi e li giocherò domani, scoprendone le mille sottigliezze, come faccio con gli Undaunted, con i Commands & Colors, con i 300, con i Saladin, con i W1815, con i block games della Columbia, con Tetrarchia e Pandemic: Caduta di Roma, con i Wings e i Sails of Glory… perché personalmente non giudico un gioco dalla sua complessità (o meglio, lo giudico *nonostante* la sua complessità, che per me è un limite e non un pregio) ma dal suo coinvolgimento narrativo, dalla sua resa storica, dalla sua reale profondità simulativa.
E poi, la seconda frase, forse ancor più importante. “Ecco i tuoi giochi introduttivi: ora gioca questo, questo e questo per dieci volte (un po’ in stile penitenziale, NdRick): impegnati, non essere pigro e così potrai passare a cose più serie”. Ma non è che quando proponiamo degli introduttivi a qualcuno, finiamo col dimenticarci la cosa più importante? Ossia la tipologia di giocatore a cui lo stiamo proponendo e i suoi gusti personali in fatto di simulazione storica?
Perché per quel che mi riguarda, quando qualcuno mi chiede “un introduttivo” io non replico con una risposta, ma con una domanda che è la stessa che trovavo sulle pubblicità di una vecchia ModCon (prima che fosse Play): “Chi vuoi essere oggi?”. In quale periodo vuoi andare? Chi vuoi impersonare? Quali sensazioni vuoi provare? Quale idea della storia vuoi seguire?
Perché alla fine quel che per me è un introduttivo non sarà lo stesso per tutti, e quelli che posso dare io come qualsiasi altro esperto sono consigli di massima, che potrebbero andare più o meno bene per questo o quel principiante. Perché proprio come non esiste una singola idea unificata di simulazione storica, allo stesso modo non esiste un singolo percorso “accademico” verso la stessa: c’è chi parte da Saladin, chi da Napoleon’s Last Battles, chi da ASL… E.non dimentichiamoci che sono sempre dei giochi: li si fa per divertirsi, non per conseguire un titolo di studio legalmente riconosciuto. Qui non si danno crediti universitari, qui si vuole solo giocare con la Storia.
Ecco perché io continuo a rimanere della mia stessa, vecchia idea: il wargame introduttivo non esiste. Esiste il gioco che ti abitua all’idea di poter giocare con la Storia, e ne esistono tanti tipi perché esistono tanti modi diversi di giocare con la Storia, e al massimo un gioco può essere introduttivo solo a sè stesso o alla sua specifica famiglia di titolo storici. Più o meno complessi ma tutti con la stessa, identica dignità.
E non esistono percorsi “a punti” o “carriere” nell’hobby, ma un unico parametro centrale e ineludibile: ogni singolo giocatore, con la propria sensibilità e i propri interessi. E la propria idea di cosa sia un “introduttivo”.
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