di Riccardo Masini /

Leggo ogni tanto post che, comprensibilmente, ricordano a tutti quanto il gioco storico richieda spesso un certo “impegno” per essere apprezzato a fondo e praticato con regolarità. Il che è vero, anche i titoli storici più leggeri e immediati mantengono una profondità dovuta agli argomenti trattati e ai loro risvolti strategici non paragonabile con quella media di altre tipologie di gioco (per quanto, mai disprezzare nulla, qui si ragiona solo per linee generali: ci sono molti titoli “German”, “Euro” o quel che volete ben più complessi e strategicamente più che alla pari rispetto a un wargame medio!).
Ora, però, questa cosa dell’impegno… sì, d’accordo, ma il gioco non può che essere divertimento, nel senso etimologico del termine: de-vertere, spostarsi oltre, andare al di là delle necessità contingenti per svolgere un’attività differente o per l’appunto “divergente”. E questo vale anche e soprattutto per il gioco storico, che trova una delle sue ragioni stesse di esistere nel rendere interattivi, avvicinabili, coinvolgenti (“divertenti”, appunto) anche argomenti ed eventi che di solito troviamo solo nei libri di storia, magari esposti in maniera molto meno… divertente, appunto.
Adesso, la mia domanda è questa: Se un buon gioco storico può essere assimilato in fondo ad un buon film storico, allo stesso tempo ben documentato e coinvolgente, perché nessuno richiede “impegno” nell’essere appassionati di questo genere cinematografico? Perché non ci sono al di fuori del cinema appositi banchetti in cui quanto meno un assistente universitario di storia non interroga il pubblico che vuole andare a vedere film come Gettysburg, Midway o tra poche settimane Oppenheimer? Eppure, ci vuole “impegno” per capire bene questi film, non si deve essere “pigri” e avvicinarsi a loro semplicemente spinti dalla curiosità storica… bisogna studiare, sapere, argomentare, disquisire, approfondire PRIMA… e poi solo dopo, forse, si sarà ammessi al cinema e si potrà dire di essere “veri” appassionati di cinema storico.
Paragoni ipotetici a parte, sì, un po’ di impegno per apprezzare i giochi sulla Storia è in effetti richiesto, non tanto come requisito accademico preventivo quanto come strumento per farsi “prendere” ancora di più dal gioco. Ma, poiché il nostro è e rimarrà sempre un gioco e nulla di più (ma neanche niente di meno), l’impegno di cui parliamo è quello della passione, della voglia di sapere, del desiderio di conoscere di più i grandi eventi del passato. Di divertirsi, insomma.

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