di Riccardo Masini /

Mettermi a stondare le pedine di un gioco con il counter clipper è un’occupazione a cui mi dedico la sera, per rilassarmi dopo cena e dopo il tempo che ho dedicato a giochi, scrittura e altre cose sparse (usando, con gran sollievo della moglie, il counter clipper tutto in metallo decisamente MENO rumoroso rispetto a quello in plastica…). Così, taglio dopo taglio, angolo dopo angolo, finisco con il maneggiare e ritrovarmi da vicino praticamente ogni singola pedina di un gioco, con numeri e simboli e colori sempre davanti agli occhi per molto tempo.
Dunque, eccoti davanti tutta quella roba scritta su decine e decine di rettangolini di carta, così piccola ma anche così indispensabile per il funzionamento del gioco. Una miriade di piccoli “ingranaggi” che fanno funzionare la macchina di tempo di carta, dando carburante alle sue funzioni matematiche e costruendo il grande algoritmo che è alla base di ogni simulazione.
Però. Però poi uno, taglio dopo taglio, inizia a rifletterci su tutta quella roba di cui sopra, e si chiede: “Ma è tutta qui la simulazione?”. Ossia, ha senso soffermarsi solo ed unicamente sul fatto che su di un segnalino ci sia un +2 anziché un +3, una denominazione anziché un’altra (o anche nessuna), un colore, un simbolo… davvero sono solo questi i componenti del gioco? Ovviamente, è chiaro, vanno studiati per capire se hanno senso nell’ambito della ricostruzione storica, addirittura corretti se nascondono degli errori, ignorati se fuorvianti. Su questo non c’è dubbio. Ma concentrarsi solo o primariamente su questi aspetti? Anche no.
Perché personalmente ho pochi dubbi riguardo al fatto che tutta questa roba di cui sopra abbia un valore non in quanto tale, ma di natura solo ed unicamente strumentale. Strumentale a che cosa, vi domandate? A fungere da supporto materiale e riferimento focale per la narrazione, che è il secondo grande e imprescindibile elemento della simulazione. Mettiamoci il cuore in pace su questo punto: con tutte le nostre elucubrazioni su regole, modificatori, eccezioni, chrome e tutto il resto, senza un racconto semplicemente non c’è simulazione, al massimo solo una statica rappresentazione.
Tanto è vero tutto questo, che sia ricostruzione che narrazione sono elementi essenziali, ma profondamente variabili. Estendendo il discorso al di là del campo ristretto del boardwargame, uno stesso evento storico possiamo simularlo con mille strumenti diversi (wargame bidimensionale, miniature, gioco di ruolo, gioco da tavolo, librogame…) che porteranno a mille narrazioni diverse. Giocare la battaglia di Austerlitz con le pedine della TLNB, le carte di Legion of Honor, una sessione di GURPS Age of Napoleon, le miniature in 15 o 28 millimetri, un libro a scelte come lo Zama di Nicola Zotti o il Gobbo Maledetto di Angiolino e Alegi non è la stessa cosa: saranno tutte esperienze diverse, basate su presupposti e approcci diversi… ma allo stesso tempo tutti giochi storici.
Ecco, io credo che sia su questa dinamica elaborata che dovremmo concentrarci quando ci avviciniamo al gioco storico, ancor di più che su esagono o non esagono, numero o non numero, carta o non carta, dado o non dado. Tutti elementi fondamentali e assolutamente da tenere in conto, ma solo serventi all’esperienza nel suo complesso, corrispondente alla formula “ricostruzione + narrazione = simulazione”. Che può avere risultati pratici e contingenti diversi, ma che mantiene la sua natura fondamentale di rievocazione storica interattiva, con esiti liberi ma plausibili.
Insomma, andare oltre il numeretto, comprenderne la ragione, composta in egual misura sia dalla base storica che dalla funzione ludica nell’ambito dell’intero oggetto chiamato (non a caso) “gioco di simulazione”. E magari andare anche oltre le domande del tipo “E’ un wargame? E’ un gioco da tavolo? E’ un gioco di ruolo? E’ un gioco con le miniature?” e concentrarsi su di un altra, forse più importante domanda: “E’ un gioco storico?”.
Ne riparleremo, dunque, di questo “oltre” e di come ci possa guidare nella scoperta delle varie forme del gioco storico? Certamente sì, alla prossima Virtual LudoStoriCon del 21 gennaio, ma anche prima… molto prima…
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