di Riccardo Masini /

Lo sapete, io queste chiacchierate sul gruppo le comincio spesso raccontando qualcosa che mi è successo di persona… e anche questa volta vi riporto a un po’ di tempo fa, quando ho pubblicato il mio RetroWLOG su Ancients, e sono andato su BoardGameGeek a verificare se quei video erano stati regolarmente inseriti nei link della pagina del gioco… scoprendo che sì, c’erano, ma erano gli unici. Gli unici di un gioco uscito nel 1986, quasi unanimemente considerato un classico dei classici, giocato e apprezzato ancora oggi.
Una ricerca successiva su YouTube mi ha confermato che non c’erano quasi altri video sul gioco in assoluto, e che quindi il problema non era dovuto a una lacuna di BoardGameGeek ma proprio ad una mancanza effettiva di contenuti. Allora ho fatto altre ricerche in parallelo per altri classici: il risultato è stato che forse i vecchi SPI, Avalon Hill e Victory Games si salvano ancora, ma di molta produzione di ditte come 3W, GDW, West End e dei loro titoli più celebrati… beh, c’è poco o nulla.
Sulle nuove uscite di wargame, invece, anche di ditte davvero più piccole e meno conosciute un diluvio di roba.
E sapete la cosa bella? Che questo fenomeno non riguarda solo il wargame. Vi sono piaciute le foto che abbiamo messo io e Il Cap Games qualche tempo fa su Rebellion? Beh, sappiate che di Rebellion all’epoca non c’era quasi nessun tutorial in italiano pubblicato (ora c’è, grazie al Cap!). Su Star Wars Rebellion. Perché? Perché il titolo è del 2016, quindi è arrivato giusto pochi anni prima che partisse questa dinamica della visibilità sui social media, non ha “preso il treno giusto” ed è rimasto indietro, senza più nessuno che avesse il tempo di crearci sopra dei contenuti, presi tutti com’erano dall’ultima grande novità del mese… Ripeto: Star Wars Rebellion. Per pochi anni di anticipo.
Era anche prevedibile. Il fattore novità, il consumismo ludico, non ci filiamo più i grandi classici, le riedizioni e ristampe che sono instrumenta demonii e tutto il resto… Però questo silenzio mi ha colpito.
Perché, vedete, una caratteristica molto importante del gioco di simulazione storico in qualsiasi forma è l’incredibile persistenza dei suoi titoli. A differenza di quanto accade in altri generi ludici, difficilmente in campo simulativo un titolo diventa “vecchio” o si “brucia” nel giro di pochi anni, rimanendo invece apprezzato e giocato ancora per molto molto tempo dopo la sua uscita. Il tempo si comporta diversamente con i wargame rispetto ad altri oggetti… non li invecchia… li “consolida”… non scorre sotto di loro portandoli via, vi si addensa sopra rendendoli ancora più significativi.
Insomma se stasera mi gira, tiro fuori un vecchio numero di Command o di Strategy & Tactics, o anche la scatola di Storm Over Arnhem o di un magnifico solitario come Raid on St. Nazaire, o ancora dei miei amatissimi quad games 3W di Rob Markham e li posso giocare così come sono, a dispetto dei loro svariati decenni di vita. Divertendomi un mondo e scoprendo tanti loro aspetti nascosti che ancora oggi mi sorprendono.
Di nuovo, mi conoscete, figuratevi se uno come me si mette a criticare le nuove uscite o le ristampe, sapete tutti che la mia passione per il gioco storico funziona “per addizione” e non certo “per sottrazione” (tradotto: più giochi ci sono, vecchi o nuovi, complicati o leggeri, esagoni o non esagoni, e meglio è per tutti!). Però forse un po’ di attenzione in più sarebbe dovuta a questi classici, alla loro semplicità, alla loro importanza storica per l’evoluzione del nostro hobby, anche da parte di noi che giustamente sforniamo contenuti su contenuti (recensioni, foto, partite, varianti, riflessioni, ecc. ecc.).
In conclusione, riguardando i miei vecchi Chadwick sulla campagna di Tunisia, il Third Reich con traduzione di Gentili primi anni ’80 o anche i flat trays che stanno a casa di mio padre… beh, riguardando quelli, riaprendone le scatole e facendoci ancora adesso delle splendide partite, pur essendo consapevole delle loro limitazioni e di tutto ciò che è venuto dopo, mi viene davvero da dire: un wargame è per sempre.
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