di Alberto Brescancin /

VELIKIYE LUKI: STALINGRAD OF THE NORTH (2023)
Legion Wargames

Notifica su Whatsapp. Apro. “In treno tutto ok, sono a Novoskol’niki. Ancora un po’ e sono a casa”. Partendo da San Pietroburgo per tornare a casa in treno, con i tuoi che abitano a un’ora e mezza di strada a ovest di Ržev, sai già che quei binari passano per luoghi carichi di storia e, al di là del colore delle divise, di sofferenze passate. Un esempio tra i tanti: nella storiografia sovietica si dà molto rilievo alla “Rževskaja Mjasorubka”, il Tritacarne di Ržev, in cui il Feldmarschall Walter Model non solo difese ottimamente le posizioni tedesche, ma inflisse anche un duro colpo all’Armata Rossa. Oggi, a distanza di decenni, si attraversa quindi uno spazio non facile, che ti obbliga a pensare, a riflettere. Altra notifica su Whatsapp. “Scendo a Velikie Luki, mi vengono a prendere”. Bene. So cosa intavolare.

Mi sono avvicinato solo recentemente ai wargame, e ammetto di non aver mai affrontato un hex and counter (fatta eccezione per Battle for Moscow). Possiamo quindi definire questo gioco un primo banco di prova, almeno per me. Cinque pagine di regole sembrano un ottimo primo passo per prendere confidenza con DRM, ZOC, CRT, EX1 e compagnia saltante. Setup velocissimo e regolamento alla mano, mi appresto a rivivere la battaglia in modalità solitario, quindi giocando entrambe le fazioni al meglio delle possibilità. Mi ritrovo così in quel freddo novembre del ’42, con i cingoli dei panzer tedeschi fermati dalle fiammate degli ampulomet sovietici, arma rudimentale e obsoleta ma ampiamente usata in questa battaglia. Avete mai visto la neve prendere fuoco?
Lato sovietico, provo a mettere in atto quanto accaduto storicamente, ossia l’accerchiamento della fortificata Velikie Luki previa conquista dello snodo logistico di Novoskol’niki. Da tedesco, cerco di organizzare la difesa col poco che ho a disposizione e senza panico, proteggendo bene i fianchi e cercando di adattarmi il più possibile alla situazione.
Finisce che i sovietici riescono ad assicurare le posizioni a sud, mentre l’assedio di Velikie Luki occupa gli ultimi turni. I tedeschi riescono a mantenere la città rifornita, ma l’accerchiamento sovietico è troppo stringente. Si decide tutto all’ultimo turno, con quel tiro da tutto o niente, il dado che pesa come un macigno.
6. A Mosca esultano.
Con un po’ di “fattore C”, i sovietici ce la fanno, vincendo 22 a 19

Il gioco prevede 10 turni e l’assegnazione di Punti Vittoria ottenibili tramite eliminazione/deterioramento di unità nemiche e controllo di punti strategici. La città di Velikie Luki, al tempo ben fortificata dai nazisti, a fine partita vale ben 9 PV se controllata dalla fazione tedesca, mentre dà appena 1 PV se controllata dal sovietico. Cosa farà l’Armata Rossa? Cercherà di prenderla per evitare di dare all’avversario così tanti punti, o punterà le proprie forze altrove? Già questa è una scelta importante per impostare la strategia russa. E adoro quando ci sono dilemmi di questo genere, vero succo del gioco e delle piccole grandi strategie che mettiamo sul tavolo.

Sto risistemando mappa, counter e regolamento. Vibra il telefono. “Tutto ok, sono a casa, fa freddo ma per pranzo c’è la zuppa di mamma.” E di colpo, il fatto di aver appena concluso un’estenuante battaglia di carta, tosta ma comunque divertente, passa in secondo piano.

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