di Riccardo Masini /

Erano diversi anni che mi ritrovavo questo gioco, peraltro un gradito omaggio da parte di un amico, ma per un motivo o per l’altro non mi era mai capitato di intavolarlo. Poi, l’altro giorno riordinando la collezione mi è capitato davanti, e avendone letto belle cose su BGG ho deciso di provarlo, finalmente.
Lo scopo dell’autore, David Kershaw, era di creare un solitario che raccontasse l’intera storia di Roma, praticamente dalla Fondazione alla caduta di Bisanzio, con un titolo semplice e che durasse un’ora o poco più a sessione. Noi qui su LudoStoria lo definiremmo un “apri e gioca”, e in effetti la tipologia di gioco più o meno è quella: poche pagine di regole, scritte in maniera piuttosto chiara (anche se i player aid mancano degli elementi chiave dei punteggi da fare col dado nei combattimenti a seconda della loro tipologia), numero di pezzi più che gestibile, durata davvero contenuta.
Per la mia prima partita ho voluto provare il sistema base senza regole opzionali, come sempre faccio nei miei primi approcci… un po’ come quando vai in una nuova pizzeria e ordini la margherita per capire se il pizzaiolo sa le basi del suo mestiere.
Si parte più o meno dal 300 avanti Cristo (ogni turno copre ben un secolo di Storia…), e l’impressione che ne ricavo subito è “Wow, ho così tanti soldi e posso fare così tante legioni… ma davvero?”. Quindi, pensando che forse il gioco è fin troppo facile, sguinzaglio i miei uomini a catturare le città che ci sono già sulla mappa, a cui presto si aggiungeranno quelle che costruirò io nei territori vuoti, più altre che saranno create casualmente all’inizio dei turni successivi.
Tutto bene? Ma manco per niente, perché il gioco sa come punire la tua arroganza iniziale, e con la prima invasione “barbara” (in realtà gente più civilizzata di me, proveniente da Cartagine…) le legioni sparse dall’Iberia alla Gallia vengono agevolmente travolte e il nemico arriva fino a Roma! Solo un’ultima, disperata difesa da parte della guarnigione dell’Urbe (un 1 su di 1d6!) riesce a eliminare le ultime truppe nemiche che già premevano alle porte…
OK, secondo turno, ho più soldi… ma ho imparato la lezione e sono più prudente. Non solo mi espando meno, ma consolido le linee esistenti con nuove legioni arruolate di corsa, e costruisco altre città nel territorio che ho già, anche perché in effetti è così che si fanno punti, da confrontare con una tabella finale per capire come me la sono cavata.
E’ lì che succede il fattaccio: una superinvasione, stavolta dal Nord, con doppio risultato sia quello definito dal turno che quello casuale. E stavolta non è gente “educata”, bensì veri e propri barbari che quando conquistano un territorio radono pure al suolo le città che trovano. Risultato, tengo meglio ma ancora un po’ a fatica, e decido che questo cavolo di limes settentrionale deve essere costruito al più presto.
Dal terzo turno in poi, in effetti, mi concentro sulla difficile espansione a nord, spostando in avanti la linea di prima difesa fino alla Britannia e alla Dacia, complice anche un paio di turni con invasioni nemiche più limitate nella quantità e quindi gestibili. Purtroppo questo significa che perdo i turni “migliori” in termini di talenti concessi dal bilancio predefinito dal gioco (l’epoca della fine della Repubblica e dei primi decenni del Principato) a conquistare terre in cui costruire nuove città è più costoso. Ma devo creare terreno difendibile in profondità, bilanciando l’arruolamento di nuove legioni con la costruzione di nuove città peraltro fortificate, anche perché so già che si stanno formando nuove ondate barbariche in arrivo dalle steppe a Est.
Solo dopo un altro paio di secoli/turni mi decido finalmente a entrare in Asia, ricca di città già esistenti e territori in cui costruirne di nuove è più agevole, peraltro al momento al riparo da grandi invasioni nemiche…
Ma è di nuovo da nord che arrivano orribili notizie. Un doppio risultato, peraltro con due 6 su 2d6, mi scatena ben 12 unità nemiche che iniziano a vagare per tutto il limes da me faticosamente creato. Qui le storie si sprecano, da accorpamenti di quattro legioni che evaporano come niente, a singole unità e perfino città che resistono eroicamente ad assalti su assalti. Le colonie britanniche, in cui ancora non avevo costruito nulla, vengono perdute, insieme alla Dacia che già sapevo essere un’estensione forse eccessiva del mio perimetro difensivo (sì, questi, assieme all’iniziale rivalità con Cartagine nel Mediterraneo, sono stati i singoli momenti che davvero mi hanno fatto sentire la storicità del gioco, in aggiunta all’esperienza generale).
Ma il confine, disperatamente, regge ancora una volta anche grazie al sacrificio delle valorose legioni illiriche.
Il problema è che adesso è il Terzo Secolo, ho una crisi politica in atto che mi concederà solo 2 talenti e il poco di esercito che ho a mia disposizione è quasi in Asia. Quindi, di nuove espansioni non se ne parla, con quel poco che ho devo creare una nuova linea di blocco contro la nuova invasione in arrivo adesso da Est, e sperare che la seconda ondata determinata casualmente sia poco estesa e magari in un settore meno vitale.
In tutto ciò, che ne penso? Direi bene, già dal gioco base. Che sì, ha un elemento aleatorio notevole, una marea di tiri di dado da fare e tante astrazioni, ma l’immagine della civiltà romana in espansione, stasi e contrazione me l’ha data, eccome. Lo vedi quel confine che si amplia, capisci che devi costantemente bilanciare crescita e protezione, sai che ogni tua decisione può portare a dei successi momentanei che però possono essere annullati di colpo in un attimo. Insomma, c’è il caso, ma c’è anche la tua strategia e la tua gestione del rischio che hanno un peso, e non da poco.
Il gioco dunque è semplice, immediato, coinvolgente, estremamente portabile anche in viaggio e storicamente suggestivo.
Si può andare un po’ più in là di così? Per cominciare, ci sono i due scenari, uno sull’Occidente e uno sulla riconquista di Giustiniano da Oriente che promettono bene, anche se la campagna intera è comunque così breve e gestibile, che francamente non è poi così necessario accorciarla: varianti carine da provare un paio di volte, comunque.
Poi, soprattutto, ci sono le tante regole opzionali. Queste vanno da accorgimenti statistici (moderazione della variabilità delle ondate nemiche, agevolazioni nei tiri multipli) ed elementi tematici (spostamento della capitale da Roma a Bisanzio, generali più capaci, eventi catastrofici come pestilenze e disastri naturali). In effetti, il gioco è così semplice che dalla prossima partita ne userò molti senza problemi… unico dubbio è sulla crescita delle entrate in ragione delle città che controllo: all’inizio mi sembrava migliore di avere un flusso di entrate “scriptato” turno per turno, ma ho un po’ paura che legandolo alle mie vittorie si generi un effetto a cascata che renda il tutto troppo facile, con il ciclo “più conquisto, più soldi ho, più legioni arruolo, più conquisto…”. Il flusso storico sarà un po’ troppo prevedibile, ma mi fa anche sentire nei panni di un generale i cui sudati successi vengono messi a rischio dai disordini politici ed economici alle sue spalle.
Insomma, bella proposta, peccato per un player aid in cui andavano messi anche i tiri da fare nelle diverse situazioni di combattimento che adesso bisogna cercarsi ogni volta nelle regole, ma in generale un solitario leggero e al tempo stesso molto ricco, sia in termini ludici che storici.
Segnalo infine il fatto che il gioco è acquistabile anche in print and play, con annesso modulo per giocarlo su Vassal (che per un solitario è sempre una cosa molto comoda).

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