di Riccardo Masini /
OK, gioco del cuore. O meglio, “sistema” del cuore, perché sul Breitenfeld che rappresentava la “quinta ruota” di questo quad, pubblicato su Strategy & Tactics per promuoverlo, ci ho passato le giornate a giocarlo e rigiocarlo ai tempi del liceo (chi ha letto Le Guerre di Carta 2.0 sa tutta la storia).
Questo è Lützen, scontro reso famoso perché:
A) Wallenstein dimostra a tutti che non è solo bravo a pagare le sue truppe, ma anche ad usarle;
B ) Pappenheim, da bravo secondo in comando, corregge un errore di manovra operazionale di Wallenstein (capace sì, ma non perfetto) e accorre sulla sua posizione giusto in tempo per fermare l’ondata svedese di Gustavo Adolfo in stile Desaix a Marengo (morte compresa);
C) Gustavo Adolfo fa il solito exploit di caricare alla testa dei suoi… ma siccome era stato ferito precedentemente, lo fa senza corazza pesante e ci lascia la pelle, cambiando così la storia di mezza Europa;
D) una battaglia incerta che finisce con una (forse) vittoria tattica svedese con la perdita del Re e molti veterani, e una gran salvata (sicura) dell’armata imperiale malridotta ma ancora in piedi, diventa per tutto quel che abbiamo visto molto più decisiva di tante altre “vittorie decisive”.
Quel che ci interessa qui, però, è il gioco e in questo caso la differenza enorme che fanno poche modifiche ad altrettante regole cruciali. E in un “motore” di base semplice ed essenziale quale è quello del Napoleon at Waterloo originale, praticamente ogni singola regola è cruciale.
Ed ecco qui il Thirty Years War Quad, dunque, con le sue novità: le ZOC ci sono ma contano solo per il combattimento (movimento libero garantito dalla lentezza delle formazioni e dalla scarsa gittata delle armi da fuoco dell’epoca, yeah!), CRT piuttosto “statica” che non fa ritirate ma disorganizza sul posto (che forse è pure peggio), artiglieria che spara ovunque ma fa più gran botti che altro (solo disorganizzazione) non si muove (vallo tu a spostare un bestio di bronzo dell’epoca senza traini di cavalli e con equipaggi civili) e può essere catturata e riutilizzata a piacimento (succedeva, succedeva…). Oh, più altre cosette sparse come leader coraggiosi (che si fanno ammazzare facile), demoralizzazione di massa (ok, la paga per oggi ce la siamo guadagnata), cariche di cavalleria “alla svedese” e carriaggi di rifornimento “alla imperiale”.
Il risultato? Una battaglia sorprendentemente fluida, con una risacca continua di unità che assaltano, si disorganizzano, si ritirano di corsa prima di essere attaccate di nuovo e quindi eliminate. Quindi, non basta capire dove colpire, ma anche come: la cavalleria fa giri immensi però deve fare attenzione a non restare isolata, le seconde linee fresche sono preziose, puoi manovrare quanto ti pare ma se non mantieni una linea coesa duri poco.
In questo caso, un attacco sulla collina a sinistra viene respinto malamente e scatena un contrattacco imperiale… che però rischia di finire malissimo se lo svedese si riprende. La nebbia e un fossato (scelto apposta da Wallenstein come perno della sua difesa) rallentano la linea di fanteria svedese al centro, ma l’avanzata in doppia linea continua inesorabile. Sulla destra la cavalleria imperiale riesce a contenere quella svedese solo grazie ad una miracolosa carica, ma oltre il fiume le cose vanno malissimo. E Pappenheim sta per arrivare…
Un sistema certo non perfetto nella resa storica dei singoli ingaggi e con movimenti fin troppo liberi (non serve arrivare ai giochi di Ben Hull per la GMT per trovare cose più realistiche, bastano già quelli di Markham per la 3W), ma che ritrova il suo valore nella resa generale della battaglia vista nel complesso dell’intera partita come da buona vecchia scuola SPI.
In più, un sistema incredibilmente divertente, da 50 anni a questa parte, oltre ad essere unico e riconoscibilissimo: il tutto grazie a qualche modifica a qualche regoletta cruciale.
E meno male che i wargame hex and counter sono tutti uguali…
(Con questo “motore”, segnalo anche i titoli di Paolo Rodolfo Carraro e Roberto Chiavini, che dimostrano come un sistema così semplice annata 1976 abbia molto da dire anche ai giocatori di oggi)








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